giovedì 1 maggio 2008

L'Asse del Bene

Il Tg1 è riuscito a superare sé stesso. Se perdo il mio tempo a riferirvi una “notizia” apparsa oggi tra il solito collage lobotomizzante vuol dire che forse anche il fondo è difficile da raggiungere. Immagino che si tratti dell’effetto monopolio: quel servo di Gianni Riotta si sta già ridimensionando (c’era qualcosa da ridimensionare?) e autocensurando, limando il suo inutile impasto di cani salvati da donne cieche, vecchie nullatenenti con un tesoro nascosto, surfisti sbranati da squali, il giallo della settimana, limandolo un po’ secondo i desideri del nuovo vecchio capo. Oh, chi si rivede, il Cavaliere. Ma non credo che l’intollerabile censura, figlia della “versione ufficiale” – leggi “la balla ufficiale” – che tappa la bocca a chi non sta dalla nostra parte sia anch’essa monopolio del pur potentissimo – che non si offenda – Silvio.

Raccontando delle celebrazioni dell’Olocausto (si direbbe che siano settimanali a volte) in Israele, l’inviato si è concesso una breve “digressione” di attualità. Dal cappello del mago-giornalista è spuntata l’Iran, e i rischi che Israele corre adesso, accerchiato dal Male: “Secondo un sondaggio, molti israeliani, per la maggior parte giovani, temono un secondo Olocausto”. Ma davvero? Che sondaggio? E soprattutto, Olocausto di chi?

Bisogna ammettere che la cosiddetta Asse del Male – quella mediorientale, da non confondere con quella sudamericana… – nei mesi scorsi non si è trattenuta. Minacce a Israele, sono arrivate da Al Quaeda, Hezbollah e dallo stesso Ahmadinejad.
Israele è nostro alleato nella guerra contro il Terrore, questa ne è l’ennesima dimostrazione. Il Terrore terrorizza Israele. Il Terrore, il Terrore. Giorno dopo giorno, bombardati da informazione faziosa e disonesta, sporche e striscianti menzogne incominciano a disegnarci un mondo più facile da capire, dove il terrorista è l’arabo. Sunniti, sciiti, dittatori, governi democraticamente eletti, troppo complicato da capire. Lasciate fare a loro. Hamas, legittimamente al potere, non prende parte ai negoziati. È come se nei prossimi anni si continuasse a dialogare con il governo Prodi. Ah, l’esportazione della democrazia. Hamas è inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche, and that’s it. Se non ci piaci, non esisti.
Eppure dall’inizio della seconda Intifada il numero delle vittime palestinesi è 5 volte superiore a quello delle vittime israeliane (fonte Afp), nella Striscia di Gaza il rispetto dei diritti umani è un’utopia, la metodica barbarie israeliana è intollerabile, e lo è da sempre. Il neologismo di Baruch Kimmerling rende l’idea: “con il termine politicidio intendo un processo che abbia, come fine ultimo, la dissoluzione del popolo palestinese in quanto legittima entità sul piano sociale, politico ed economico”. Sul piano sociale ed economico è sufficiente l’occupazione israeliana. Per quanto riguarda il piano politico, beh, lì i paesi occidentali corrono in soccorso di una politica intollerabile, delegittimando e demonizzando un partito democraticamente eletto come Hamas.
Eppure l’ex presidente americano Carter – non certo terrorista o comunista – in questi giorni non poteva essere più chiaro: bisogna parlare con Hamas. Il nostro ministro degli Esteri d’Alema lo ripete da anni. Per Carter, inoltre, senza il ritiro di Israele si prospettano solo due scenari. Il primo, rifiutato dalla stragrande maggioranza della popolazione ebraica, implicherebbe l'unificazione dell'intera Palestina in un solo stato. Il secondo scenario vede la cristallizzazione «di un sistema di apartheid con due popoli sulla stessa terra ma completamente separati uno dall'altro, con gli israeliani completamente dominanti che reprimono la violenza (che ne scaturisce, ndr) privando i palestinesi dei loro elementari diritti umani. Questa è la politica perseguita attualmente».

Un mese e mezzo fa il viceministro della Difesa israeliano ha minacciato i palestinesi di una “shoah” peggiore di quella che già conoscono, nel caso in cui fossero continuati i lanci di razzi qassam. La “smentita” è stata rapida, bien sûr: “shoah” significa non solo “olocausto” ma anche “catastrofe”. Penso che l’errata corrige si commenti da sola.

I nostri mezzi di comunicazione partecipano in massa a questa continua demonizzazione di tutto ciò che si autodetermina nel mondo arabo. L’ingerenza è la prassi, e a furia di farci bombardare finiamo per crederci. I cattivi sono gli altri. Come ha notato Travaglio, se “l’eroe Mangano” fosse spuntato in campagna elettorale del ’94, Berlusconi sarebbe stato massacrato al voto. 14 anni di bombardamenti mediatici sono capaci di smuovere un paese, di fargli “cambiare idea” anche sulla mafia.

E infatti di anni ne sono bastati 6 e mezzo. Iraq, Afghanistan, Iran, Palestina.
I massacri metodici di civili sono tollerati dall’opinione pubblica in nome della guerra al Terrore. Tanto questi civili sono arabi, ci fanno paura, sono diversi, sono cattivi. Se poi le bombe inseguono i terroristi in Somalia, massacrando anche lì, neanche ce ne accorgiamo. E poi, anche ce ne accorgessimo, nel Corno d’Africa non sono musulmani anche loro?

I buoni e i cattivi. “It’s very simple. If they do it is terrorism, if we do it is counter-terrorism. That’s a historical universal.” (Noam Chomsky)

You talk about tolerance and peace at a time when your soldiers perpetrate murder even against the weak and oppressed in our countries”. Alzi la mano chi sa chi ha pronunciato questa frase.

Forse bisognerebbe spiegare a quei tanti giovani israeliani che temono un secondo Olocausto – sempre che esistano – che ad azione segue reazione. La pace non si costruisce con le menzogne, egregio signor Riotta. Le uniche speranze di pace nei Territori Occupati sembrano essere legate a una continua azione di bloggers – israeliani e palestinesi – che si tengono in contatto, ignorando censure e repressioni. Le vere informazioni ormai sono alla portata di tutti. Difficili da reperire, sommerse da spazzatura. Ma un altro mondo è già disponibile, in rete.

Spegnete la televisione. Accendete il computer.

À propos, la frase è di Bin Laden.

1 commento:

eccemarco ha detto...

il tuo post mi è piaciuto molto,
a proposito ho pensato ad un evento che ha provato a portare il mondo insieme per un giorno con la potenza del cinema. questo evento, il pangeaday (www.pangeaday.org) ha parlato anche di come costruire pace attraverso il dialogo.
enjoy!
bel blog. eccemarco