mercoledì 18 giugno 2008

A Torino

Diffondo. Senza parole.
Invio a tutti voi il racconto di un episodio a dir poco imbarazzante per le forze dell'ordine e rivelatore del clima che aleggia nei confronti dei nomadi presenti sul territorio. Venerdì sera alle ore 19.30 circa due carabinieri hanno fermato un ragazzo minorenne di etnia rom durante 'un normale controllo' in un parco rionale di Torino. Quello che non è normale è che il ragazzo, che risiede in una struttura di accoglienza, è stato ammanettato dietro la schiena con violenza, presi a pugni e sbattuto più volte con violenza contro il muro semplicemente perché NON IN POSSESSO DI DOCUMENTO IDENTIFICATIVO. I carabinieri si sono limitati a portare il ragazzo presso la struttura di accoglienza (dove peraltro sta effettuando un percorso di reinserimento all'interno della società con buoni risultati), richiedere conferma dell'identità del ragazzo ed i documenti dell'operatore presente, commentare l'episodio con frasi come "Verrà segnalato il fatto a chi di dovere", "Ora il clima è cambiato, vi facciamo chiudere", "La prossima volta che lo troviamo senza documenti lo arrestiamo per resistenza a pubblic ufficiale", "I ragazzi italiani non hanno strutture come queste", frasi che denotano atteggiamenti stereotipati, razzisti ed ignoranti. Se ne sono andati SENZA AVER LASCIATO UN VERBALE, cercando quindi di non lasciare tracce. Evidentemente non sono bastate le rassicurazioni delle altre persone presenti al parco che hanno spiegato la provenienza del giovane e le sue difficoltà linguistiche, le continue richieste di spiegazioni dell'operatore e l'evidente non pericolosità del ragazzo per preservarlo da un trattamento che indica una chiara volontà politica di intimidazione nei confronti dei diversi. Provate a pensare se vostro figlio, al parco, senza documenti perché li ha dimenticati a casa o perché ha meno di 15 anni, ricevesse un trattammento simile e vi fosse riportato a casa ammanettato e picchiato, con due energumeni che sbraitano frasi come 'Non c'è più rispetto per la divisa che porto' e ancora 'Dovreste insegnare l'educazione a vostro figlio'. La domanda che pongo a tutti è: Quale sarebbe la vostra reazione? Non credo solo indignazione, credo anche denuncia e mobilitazione. Ed è proprio quello che dovremmo fare tutti insieme: denunciare il clima, i mandanti (visti gli episodi di questi giorni non mi sembra sia un caso isolato) e gli esecutori, nonché mobilitarci e far sentire la nostra voce per porre fine a questi vergognosi abusi.

lunedì 16 giugno 2008

(contro)informazione

Un quadro sconcertante.
Ho monitorato i numeri de La Stampa da domenica 1 a mercoledì 11 e di Torino Cronaca Qui tra mercoledì 4 e mercoledì 11 (domenica e lunedì non esce), e ho analizzato ogni articolo che si è occupato, anche solo di sfuggita, della questione rom, alla ricerca di radici vive dello xenofobissimo “senso comune” che stiamo respirando. Appestato razzismo di massa.
Odore di vergogna.
Il giudizio sugli articoli “in sé” non è terrificante. I rari pezzi che toccano o sfiorano l’argomento cercano – soprattutto su La Stampa – di avere almeno una parvenza di “obiettività”. Ma è d’obbligo premettere che è quasi del tutto assente ogni traccia di indignazione, il che rende colpevoli senza appello le due testate. Torino Cronaca e La Stampa non fanno altro che rendersi cassa di risonanza al servizio della becera propaganda xenofoba: strilli allarmistici al servizio di misure populiste, inutili e dannose. Ma analizziamo gli articoli uno per uno. Ovviamente i lettori sono invitati a farmi notare ogni eventuale imprecisione.

La Stampa di martedì 3 giugno (p. 5) titola: Choc al Palazzo di vetro per i roghi dei campi rom. Nonostante il titolo l’articolo liquida velocemente lo shock di Louise Arbour, Alto commissario dell’Onu per i diritti umani, per le aggressioni ai rom: “il primo motivo è molto personale ed ha a che vedere con i sentimenti personali della Arbour”. Il pezzo di dilunga poi sulle buone ragioni per mettere in discussione invece le nuove norme restrittive sulla richiesta di asilo. Dei roghi ognuno può pensare quello che vuole, sembra sottintendere Maurizio Molinari da New York. Cominciamo bene.
Troviamo poi (p. 55) la solita sentenza di condanna senza appello: “Quel campo rom è da sgomberare”. Beppe Minello firma un breve pezzo il cui senso profondo si può riassumere in una delle frasi iniziali: “stroncare l’illegalità senza ricorrere alle ruspe”. No alle ruspe, sì agli sgomberi.

È mercoledì 4 che ci si cala nel nocciolo della sicurezza. Torino Cronaca titola (p. 14): MONCALIERI. Quinto furto in pochi mesi in un circolo di borgata Tetti Rolle. Duro sfogo della proprietaria. “Il centro anziani ostaggio degli zingariMa i problemi sono anche altri: “Questa è terra di nessuno, i nomadi si comportano da padroni”.
La didascalia del riquadro con la foto della proprietaria del centro titola: DISPERATA. L’articolo racconta la vita impossibile di una signora argentina che da diversi mesi gestisce un centro d’incontro per gli anziani della zona. Al di là dell’indubbia matrice xenofoba del titolo, l’articolo di Massimiliano Rambaldi racconta una vita obbiettivamente difficile. Io non conosco i fatti, e prendo per buone le notizie riferite.

Colpisce però il fatto che il giorno stesso, sempre a Moncalieri, un episodio di intollerabile gravità ha movimentato la vita del 67. Ce lo ha riferito Almaterra. Per sfortuna della redazione di Torino Cronaca, non è difficile notare come nel numero del 5 giugno non ci sia traccia della notizia. L’unico accenno a “stranieri e sicurezza” sarà il titolo in prima pagina a caratteri cubitali: 10MILA CASE DA SEQUESTRARE. SONO I RIFUGI DEI CLANDESTINI. Ovviamente l’articolo metterà in parte in evidenza come i clandestini siano vittime della situazione, ma il titolo (e sappiamo quanta potenza comunicativa può avere) avrebbe potuto risparmiarsi la parola RIFUGI, che ci ricorda come in questo momento i clandestini siano come delle bestie, braccate. Da noi.

Riporto qua la segnalazione di Almaterra:

Torino, 04 giugno 2008
Vogliamo denunciare un grave episodio, accaduto questa mattina, di cui è stata testimone una Mediatrice interculturale di Moncalieri. Alle 08:30 circa, sul bus 67 (capolinea di Moncalieri), pieno di gente che a quell’ora è diretta a scuola o a lavoro, è salita una pattuglia della polizia, ha intimato a tutti gli stranieri di scendere, ha diviso maschi e femmine con bambini, ha chiesto il permesso di soggiorno.
Molte persone avevano con sé solo la carta di identità italiana, altri il permesso di soggiorno, altri ancora né l’uno né l’altro.
Tutto l’episodio si è svolto accompagnato da frasi quali : “non ce ne frega niente della vostra carta di identità italiana” , “è finita la pacchia”, “l’Italia non è più il Paese delle meraviglie”.
Gli agenti hanno fatto salire tutti gli uomini su un cellulare, solo un uomo marocchino, mostrando la carta di identità italiana, si è rifiutato di salire, chiedendo di che cosa veniva accusato e che avrebbe fatto riferimento al suo avvocato. Gli agenti l’hanno lasciato andare.
Nessuno dei passeggeri rimasti sull’autobus è intervenuto, anzi, molte delle persone presenti, anche sui balconi delle case intorno e sui marciapiedi, hanno applaudito.
Ci aspettiamo che venga fatta chiarezza e che non si ripeta mai più un simile episodio in un Paese che si dichiara civile e democratico.


La Stampa riferirà invece l’episodio domenica 8 giugno, inspiegabilmente, sostenendo che il fatto risale a venerdì 6. Secondo Almaterra il tutto è avvenuto mercoledì 4. Io credo ad Almaterra e non a La Stampa: l’email mi è arrivata giovedì 5. Comunque. Dettagli.

Su La Stampa di mercoledì 4 un articolo (p. 4) titola “Barricate a Mestre”. Il pezzo è relativamente equidistante, e per quanto dare il beneficio dell’imparzialità alla “bufera su Cacciari” leghista e xenofoba sia già di per sé deprecabile, la giornalista Anna Sandri evita almeno di schierarsi con la reazione antidemocratica alle decisioni del sindaco.
A pagina 62, l’articolo di A. Giamo e M. Peggio ci riporta ai furti “zingari”. Banda del rame in trappola al cimitero di Lombriasco. Arrestato un giovane, denunciati i suoi due complici. Nessun accenno alla nazionalità – italiana – dei rei. Speculare all’articolo di Andrea Bucci su Torino Cronaca di venerdì 6 giugno (pagina 19): “Riciclavano” il rame rubato. Denunciata un’imprenditrice. Sottolineo come il titolo non dica: “denunciata un’imprenditrice italiana”, mentre quando i colpi – banda del rame, delle ville, o n’importe – sono commessi da “bande” straniere o rom, questo viene sempre messo in evidenza. È assolutamente necessario, sulla scia della scelta politica della Spagna di Zapatero per quanto riguarda la violenza di genere (riportata senza accenno alla nazionalità del reo), mettere in atto feroci pressioni – lettere, proteste, manifestazioni, telefonate – sui giornali per una necessaria equidistanza, almeno nei titoli, dalla nazionalità del colpevole. Sarà una dura battaglia, anche perché di questi allarmismi xenofobi si nutre la free (o quasi-free come Torino Cronaca) press. Ma è una battaglia da combattere.

Vi segnalo inoltre una curiosità: spulciando i giornali alla ricerca di articoli su rom e clandestini, sono finito sullo Specchio dei Tempi e ho letto: “Cacciate la zingara vulgaris”. In realtà c’era scritto “Cacciate la zanzara vulgaris”. Esempio di pubblicità subliminale?

Su Torino Cronaca di venerdì 6 giugno (p. 11) ho trovato l’unico articolo (Erica Di Blasi) di tutta la settimana che tratta in maniera “generale” la questione sicurezza, in realtà remando contro i media a tiratura nazionale, che a colpi di “emergenza sicurezza” alimentano le paure. Sembra che sulla spazzatura locale funzioni tutto al contrario: un bombardamento di cronaca nera, sottolineando sempre se l’autore del crimine è straniero o nomade, e selezionando le notizie in base a questo. Come ho detto sopra, è assolutamente necessario “tallonare” l’informazione spazzatura chiedendo spiegazioni sulla priorità “xenofoba” data alle notizie.
Sullo stesso numero di Torino Cronaca, un riquadro in basso a destra narra brevemente un episodio avvenuto a San Carlo: la breve fuga di due nomadi, presi in fretta dai carabinieri. Inseguimento di nomadi a folle velocità. L’articolo di a.p. (?) termina così: “Quando sono stati intercettati è possibile che i due stessero tentando un furto in qualche abitazione di San Carlo. Furto che l’arrivo provvidenziale dei carabinieri ha di fatto sventato”. La possibilità diventa certezza. I pregiudizi diventano crimini sventati. Di fatto.
Ma è tra le LETTERE al direttore (p. 29), ho trovato l’agghiacciante “sfogo di un disabile”: A questo punto voglio diventare rom. Ogni commento è inutile. Vi cito solo una delle ultime frasi della lettera: “Allora mi dico: meglio diventare un rom o extracomunitario, così avrò anch’io una casa, e un vitalizio giornaliero come hanno loro…” Stefano Cauda è il “Torinese Doc” disabile che ha scritto la lettera. Siamo al delirio.

La Stampa di sabato 7 giugno, già in seconda pagina ci regala una chicca del nostro – oops, scusate, vostro – premier. Una delle citazioni riportate sull’incontro tra Berlusconi e il Papa, ci riporta l’eco della simpatica voce del Cavaliere: “Noi siamo dalla parte della Chiesa, crediamo nei valori di solidarietà, giustizia, tolleranza, rispetto e amore dei più deboli”. No comment.
Il quotidiano torinese titola inoltre a pagina 7: Primo blitz all’alba per censire i Rom. Riportando le imprese di trenta agenti nel campo nomadi di via Impastato, il pezzo dice: “doveva essere un censimento, hanno detto che sembrava un rastrellamento”. Successivamente, nell’intervista al prefetto Lombardi, il giornalista lo mette in difficoltà con domande mirate. Tra tutti gli articoli di cronaca da me analizzati su Stampa e Torino Cronaca mi è sembrato il più serio e ben fatto. Il 7 giugno va comunque ricordato come – raro – momento di vero giornalismo, ossia anche di denuncia, su La Stampa, segnalo soprattutto: “Se lo stupro ha marchio italiano” di Ferdinando Camon, a pagina 35.

Sempre sabato Torino Cronaca non esita a occuparsi di rom (p. 8): SICUREZZA. E Chiamparino chiede ancora aiuto a Roma. Allarme di Borgogno: “è emergenza rom in lungo Stura Lazio”. L’assessore vuole un intervento immediato: “Situazione insostenibile, vicina al collasso”. L’articolo è una bella abbaiata semixenofoba, ma la cosa che colpisce, a parte il titolo “allarmistico”, è come le interviste all’interno del pezzo siano solo ad esponenti di AN, Forza Italia e Lega, fatto peraltro serenamente normale su Torino Cronaca.

Martedì 10 giugno, Torino Cronaca (p. 17) riferisce un episodio accaduto a Pinerolo: Furto al supermarket, nomadi arrestate. “Due sorelle del campo nomadi di via San Pietro Val Lemina, Elisa e Custa Demetrio, sono state arrestate per un furto di generi alimentari nei supermercati Gulliver e Ekom di Tortona (Al). La refurtiva, per un valore complessivo di 300 euro, è stata recuperata”, recita l’articolo. Mi chiedo, come ho accennato sopra, se gli stessi furti vengono riportati quando a commetterli è un italiano.

L’unica vera bella notizia in 17 quotidiani (6 Torino Cronaca, 11 Stampa), l’ho trovata su La Stampa di martedì 10 giugno, a pagina 41:

Fummo tutti nomadi (Arrigo Levi)
“A quanto sembra» - ha scritto questo giornale, che ha giusta fama di credibilità - la candidatura a nuovo vicegerente del vicario del Papa per la diocesi di Roma di monsignor Vincenzo Paglia, vescovo di Terni, esponente della Comunità di Sant’Egidio, è stata scartata, pur essendo stata «ripetutamente richiesta dalla base ecclesiale». E la ragione sarebbe che Sant’Egidio dimostra «troppe simpatie per i rom» e per gli extracomunitari. Non sono in grado di confermare, ancorché vecchio amico di don Vincenzo (se le cose siano andate così, e se effettivamente gli verrà preferito un altro degnissimo sacerdote, monsignor Marcello Semeraro, vescovo di Albano, vicino ai Focolarini). Debbo fra l’altro a un suggerimento degli amici di Sant’Egidio se il cardinale Ruini, ora vicario uscente del Papa nella diocesi romana (a cui mi legano sentimenti di stima), mi volle come dialogante laico sul tema della fede con il cardinale Biffi, dall’altare della Cattedrale di Roma, San Giovanni in Laterano: e fu un’esperienza emozionante. Se ho qualche dubbio sulla notizia del «siluramento» dall’alto di don Paglia è solo perché, negli stessi anni in cui l’eminenza Ruini, ancora assai influente, fu «vicario del vicario di Cristo», mons. Paglia fu ambasciatore viaggiante di Giovanni Paolo II a Mosca, a Bucarest e in altre capitali ortodosse; e so che fra i due vi è rispetto e amicizia. Quello che è fuori dubbio è che la Comunità di Sant’Egidio è dal lontano 1982 impegnata nell’assistenza ai rom e agli extracomunitari di Roma; e che nella loro presenza, come è stato scritto su questo nostro giornale, essa «vede solo sfide pastorali e sociali e non minacce». Lo conferma ancora una volta il libro Il caso zingari (ed. Leonardo International) che comprende scritti di Andrea Riccardi, Marco Impaglazzo, Amos Luzzatto, Giovanni Maria Flick, Paolo Morozzo della Rocca e Gabriele Rigano. Questo libro ho presentato qualche tempo fa, insieme col cardinale Crescenzio Sepe, vescovo di Napoli. Questi ha fra l’altro fatto notare che a zingari ed extracomunitari prestano (purtroppo) concreta assistenza la Chiesa e i suoi movimenti, più dello Stato e delle sue istituzioni. Quanto alle popolazioni delle periferie a più diretto contatto con gli zingari, esse hanno nei loro confronti atteggiamenti contraddittori: sono (cito il card. Sepe) «quelle più sensibili all’apertura all’altro, anche se nello stesso tempo hanno mostrato la più totale chiusura, fino alla violenza». Lo hanno provato ancora una volta le reazioni al progetto di costruire un decente campo residenziale per i Sinti di Mestre, cui si oppongono violentemente i leghisti. A un autorevole senatore loro simpatizzante si dovrebbe questa battuta: «Sono nomadi, o no? Perciò devono fermarsi nelle città solo per brevi periodi». Condannati, cioè, ad essere nomadi, senza possibilità di trovare lavori rispettabili, anche se aspirano solo ad integrarsi pacificamente in una città dove risiedono da decenni, essendo tra l’altro molti di loro, come una buona parte degli zingari oggi in Italia, cittadini italiani! Ma questo è impossibile se non si creano condizioni di vita accettabili, con la possibilità di mandare regolarmente a scuola i loro bambini, che così domani saranno rispettati cittadini, come hanno diritto di diventare. Parlando degli zingari, ammetto di avere anch’io, come ebreo, un pregiudizio (nel mio caso favorevole) nei loro confronti. Non posso dimenticare che nei lager nazisti, insieme con sei milioni di ebrei, furono sterminati anche centinaia di migliaia di zingari. Se gli zingari sono o furono nomadi, lo furono anche molti miei antenati per effetto delle persecuzioni subite in quanto «diversi». La cosa di cui non mi do ragione è che tanti italiani abbiano dimenticato le discriminazioni, le accuse di essere sporchi, ladri e criminali, di cui furono bersaglio tanti nostri compatrioti, costretti, tra l’Otto e il Novecento, a emigrare. (E non fu dapprincipio molto più favorevole l’accoglienza all’ondata di immigranti dal Sud nel dopoguerra, nel civilissimo Piemonte. Lo ricordate? Col tempo, i pregiudizi scomparvero e gli immigrati divennero bravi piemontesi, come tutti gli altri). Ora l’Italia è ricca, ed è diventata da terra d’emigranti terra d’immigrazione. Ma come possiamo dimenticare che anche noi fummo, almeno per un periodo, un poco zingari? Come non nutrire comprensione per coloro che lo sono ancora? Come non impegnarsi per favorire, e non ostacolare, un loro insediamento stabile, oltre che per loro, per i loro figli?

Le belle notizie vanno riportate per intero.
Questo editoriale, insieme a “Mali sociali, debole voce dei vescovi” (Franco Garelli, domenica 8 giugno, che non si riferisce però ai rom), ma con molta più forza, è l’unica denuncia indignata all’“atmosfera pogrom” che si sta respirando nella penisola in queste settimane.

Segnalate sul blog ogni caso di disinformazione.

È con infinita tristezza che prendo atto della realtà. In 11 giorni di Stampa (80-90 pagine ogni numero), un solo articolo che si schiera senza se e senza ma contro pogrom e contro questo clima di intollerabile intolleranza.

Un silenzio assordante.

venerdì 6 giugno 2008

In movimento

Imperdonabile la lunghissima assenza dal blog.

Cerco di farmi perdonare condividendo parte del mio percorso di queste settimane. Stiamo imbastendo un’associazione – per adesso ancora senza nome – che sappia proporre una risposta soddisfacente, o partecipare al concerto di risposte che bolle in pentola, al vuoto di rappresentanza che si è creato. Politica e cultura.
Siamo presto passati all’azione, c’est-à-dire autoformazione soprattutto, sul caldissimo tema del momento: Il Pacchetto Sicurezza. Inutile dirvi che molte realtà se ne stanno occupando, dall’ASGI (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione, http://www.asgi.it/ ) in poi. In queste settimane stracolmi di dovere universitario ho pubblicato sporadicamente qualche articolo sulla questione, nei prossimi giorni cercherò di proporvi una ragionata selezione sull’argomento. Per il momento rendo qui pubblica i miei sunti delle ultime due riunioni di questa nascente associazione.
Chi fosse interessato alla questione non esiti a contattarmi via mail (carlogreppi@gmail.com) o sul blog. We need you all.

27/05/2008 (risparmio al blog alcune informazioni “operative”)

Amici, compagni.
Un breve sunto del nostro incontro di ieri sera.

Questa volta abbiamo sorvolato le questioni “teorico-politiche”, che poi tanto teoriche non sono, per andare a sviscerare una problematica specifica di urgente attualità.
Tralasciando il discorso non-violenza, appena accennato, siamo arrivati in fretta alla conclusione che, evitando deliri della ragione, non possiamo ignorare che la violenza sia strutturale, oggi comme toujours. La percezione – e conseguente analisi – distorta della violenza è dovuta in gran parte alla disinformazione, statistiche falsate, titoli allarmistici. Ma la responsabilità di questa strumentalizzazione della violenza è innanzitutto – perdonate l’ovvietà – politica: del governo Berlusconi e della sua Ombra. Di anni all’insegna di un paradigma egemonico.

La “propaganda” – permettetemi le approssimazioni – bipartisan ha individuato da mesi nell’“altro” il capro espiatorio responsabile di questa violenza. “Sicurezza” è diventato antonimo di “immigrato clandestino delinquente”, e a poco sono serviti i timidi richiami – in parte della sinistra radicale ora extraparlamentare – alla “sicurezza sul lavoro”, alla diffusione dell’illegalità e ai suoi legami con lo Stato, alle altre “violenze”, quella di genere, quella xenofoba, quella omofoba (parola oltretutto inesistente per Word – grazie Bill).

Parlando di illegalità e di violenza, e delle loro reali radici, si andrebbero infatti a minare le fondamenta stessa del “sistema”: le mafie e le loro ragnatele, la criminalità economica e finanziaria, la politica corrotta, gli stupri domestici, la “self-made justice”, lo sfruttamento degli irregolari. Il dito sarebbe puntato contro ognuno di noi. Se la mancanza di sicurezza è individuabile nella – senza dubbio diffusa – microcriminalità degli stranieri il gioco è fatto.

È il Lexotan della nostra ansia, la risposta alla “paura”. È una paura diffusa trasversalmente, che è necessario saper leggere a partire dalle nostre repellenti reazioni irrazionali. E in un circolo vizioso, la “paura” reale è stata creata, quella percepita creata a tavolino chissà quando. È sempre stato così, dice qualcuno. E gli ultimi integrati saranno i più agguerriti.

Abbiamo deciso di scendere in campo, per non lasciare che l’egemonia bipartitica finisca di divorare le alterità tra slogan xenofobi, retate, ronde e “pacchetti sicurezza”. Innanzitutto è necessario sganciare questa “paura” dall’immigrato. E in questo – come negli steps successivi – il nostro sarà un agire politico, non un assistenzialismo volontario “fine a sé stesso”, quanto un’opera volta alla riconquista di un’egemonia culturale e politica. Bisogna essere creativi, percorrere strade nuove. Per il momento, stiamo cercando di essere programmatici su quelle vecchie.
“Incontro con esperto”. Tema: sicurezza (versante immigrazione, approccio giuridico).

Poi, qualche pattuglia – o gruppo di lavoro (background che vai, denominazione che trovi).

Più che riferire idee sentite stasera e buttarne giù di mie, ahimè non so cosa fare. Dunque spero che a questa mia proposta campata per aria segua un’agguerrita discussione. Ovviamente vi invito a puntualizzare, criticare e insultare se questo resumé fosse delirante o avesse delle misinterpretations da sottolineare
.”

L’incontro con l’esperto non è ancora stato fatto, se sarà open vi riferirò con piacere. Nel frattempo io ho partecipato (e registrato) a un incontro in Tribunale con Petrini, Lamacchia e Trucco. Nei prossimi giorni vi proporrò un sunto, tradotto per non “addetti ai lavori” (o “haddetto ai valori”, come recitava un’incomprensibile cartolina elettorale del PD).
Siamo già operativi, al momento con delle abbozzate pattuglie “flessibili”, sul versante (contro)informazione. Vi inoltro il secondo resoconto.

03/06/2008 (vedi sopra)

Veloce perché tra poco svengo di sonno: passato egregiamente il mio penultimo esame.

Marta ci ha fatto un saggio e competente resoconto del decreto legge in vigore dal 25 maggio, suddiviso in ESPULSIONE, AGGRAVANTE CLANDESTINITA’ e CESSIONE A TITOLO ONEROSO DI IMMOBILI.
La lezione frontale si è trasformata ben presto in una vivace discussione sull’“eterogenesi dei fini” (espressione regina incontrastata della serata) del pacchetto sicurezza, chiarificazioni sulle modalità per ottenere il permesso di soggiorno, e sulle ovvie complicazioni che un’eventuale introduzione del reato di immigrazione clandestina introdurrebbe.

Abbiamo ancora una volta sottolineato l’impellente necessità di fare (contro)informazione, soprattutto alla luce della spazzatura xenofoba che circola copiosa e gratuita. A fianco della sacrosanta attività di autoformazione e di produzione di cultura politica (ci saranno mille modi per dirlo meglio ma ci siamo capiti) è necessario attivarci in fretta e cercare di combattere le nostre piccole battaglie dove serve (si diceva Vallette, Falchera,…).
En gros, abbiamo pensato di
PATTUGLIA GIURISTI (chi degli assenti si adiunge?)
raccogliere cifre ufficiali e di informarsi sui “pacchetti sicurezza” francese, spagnolo, tedesco, inglese (stop?), e delle normative europee, ONU, Amnesty…altro? Ho fatto un calderone.
PATTUGLIA INFORMAZIONE
Attenta lettura e selezione di titoli e articoli su immigrazione, rom, e chi più ne ha più ne metta, della settimana in corso, su La Stampa, Torino Cronaca, Tg1 e Leggo, City e Metro. Con particolarissima attenzione per la cronaca cittadino-regionale. Se ci fosse qualche pantofolaio che si può occupare del TG3 regionale è l’ultima cosa che manca.

Per riassumere male la questione: possedere l’argomento, sapere cosa sa la gente, informare “volantinando” a tappeto.

Il compito per la settimana prossima è: unitevi alle pattuglie coprendo zone-info scoperte, in ogni caso non venite a mani vuote la settimana prossima.

Si è pensato di allargare alla nostra “cerchia” l’incontro con l’esperto della settimana prossima – segni di vita dell’esperto? – e prepararne bene uno successivo, tra 3 o 4 settimane, con Petrini o chi per esso, magari in un posto più spazioso del Sud (nel quale trasportare la nostra tenacia) – io posso chiedere al Basaglia – 70 posti.

Non sono stato brevissimo, spero di essere stato chiaro. Vado a un incontro delle associazioni che si occupano di rom, vi farò sapere.

Qualcuno ci può inoltrare il programma del Sinistra Pride?

DOMANI SERA (Venerdì 6 giugno) c’è Jorge Giordani (economista, già ministro della pianificazione economica del Venezuela) che parla in Via Pescatore 7 (Piazza Vittorio, dietro il Lab o il 21 non mi ricordo): “Democrazia e socialismo nel XXI secolo, la rivoluzione bolivariana in Venezuela”. Io vado
.”

Possiamo continuare a pensare “tanto sarei una goccia nell’oceano”. Ci sarà sempre qualcun altro che se ne occupa, è vero.

È adesso che sta succedendo.

Estote parati.