lunedì 16 giugno 2008

(contro)informazione

Un quadro sconcertante.
Ho monitorato i numeri de La Stampa da domenica 1 a mercoledì 11 e di Torino Cronaca Qui tra mercoledì 4 e mercoledì 11 (domenica e lunedì non esce), e ho analizzato ogni articolo che si è occupato, anche solo di sfuggita, della questione rom, alla ricerca di radici vive dello xenofobissimo “senso comune” che stiamo respirando. Appestato razzismo di massa.
Odore di vergogna.
Il giudizio sugli articoli “in sé” non è terrificante. I rari pezzi che toccano o sfiorano l’argomento cercano – soprattutto su La Stampa – di avere almeno una parvenza di “obiettività”. Ma è d’obbligo premettere che è quasi del tutto assente ogni traccia di indignazione, il che rende colpevoli senza appello le due testate. Torino Cronaca e La Stampa non fanno altro che rendersi cassa di risonanza al servizio della becera propaganda xenofoba: strilli allarmistici al servizio di misure populiste, inutili e dannose. Ma analizziamo gli articoli uno per uno. Ovviamente i lettori sono invitati a farmi notare ogni eventuale imprecisione.

La Stampa di martedì 3 giugno (p. 5) titola: Choc al Palazzo di vetro per i roghi dei campi rom. Nonostante il titolo l’articolo liquida velocemente lo shock di Louise Arbour, Alto commissario dell’Onu per i diritti umani, per le aggressioni ai rom: “il primo motivo è molto personale ed ha a che vedere con i sentimenti personali della Arbour”. Il pezzo di dilunga poi sulle buone ragioni per mettere in discussione invece le nuove norme restrittive sulla richiesta di asilo. Dei roghi ognuno può pensare quello che vuole, sembra sottintendere Maurizio Molinari da New York. Cominciamo bene.
Troviamo poi (p. 55) la solita sentenza di condanna senza appello: “Quel campo rom è da sgomberare”. Beppe Minello firma un breve pezzo il cui senso profondo si può riassumere in una delle frasi iniziali: “stroncare l’illegalità senza ricorrere alle ruspe”. No alle ruspe, sì agli sgomberi.

È mercoledì 4 che ci si cala nel nocciolo della sicurezza. Torino Cronaca titola (p. 14): MONCALIERI. Quinto furto in pochi mesi in un circolo di borgata Tetti Rolle. Duro sfogo della proprietaria. “Il centro anziani ostaggio degli zingariMa i problemi sono anche altri: “Questa è terra di nessuno, i nomadi si comportano da padroni”.
La didascalia del riquadro con la foto della proprietaria del centro titola: DISPERATA. L’articolo racconta la vita impossibile di una signora argentina che da diversi mesi gestisce un centro d’incontro per gli anziani della zona. Al di là dell’indubbia matrice xenofoba del titolo, l’articolo di Massimiliano Rambaldi racconta una vita obbiettivamente difficile. Io non conosco i fatti, e prendo per buone le notizie riferite.

Colpisce però il fatto che il giorno stesso, sempre a Moncalieri, un episodio di intollerabile gravità ha movimentato la vita del 67. Ce lo ha riferito Almaterra. Per sfortuna della redazione di Torino Cronaca, non è difficile notare come nel numero del 5 giugno non ci sia traccia della notizia. L’unico accenno a “stranieri e sicurezza” sarà il titolo in prima pagina a caratteri cubitali: 10MILA CASE DA SEQUESTRARE. SONO I RIFUGI DEI CLANDESTINI. Ovviamente l’articolo metterà in parte in evidenza come i clandestini siano vittime della situazione, ma il titolo (e sappiamo quanta potenza comunicativa può avere) avrebbe potuto risparmiarsi la parola RIFUGI, che ci ricorda come in questo momento i clandestini siano come delle bestie, braccate. Da noi.

Riporto qua la segnalazione di Almaterra:

Torino, 04 giugno 2008
Vogliamo denunciare un grave episodio, accaduto questa mattina, di cui è stata testimone una Mediatrice interculturale di Moncalieri. Alle 08:30 circa, sul bus 67 (capolinea di Moncalieri), pieno di gente che a quell’ora è diretta a scuola o a lavoro, è salita una pattuglia della polizia, ha intimato a tutti gli stranieri di scendere, ha diviso maschi e femmine con bambini, ha chiesto il permesso di soggiorno.
Molte persone avevano con sé solo la carta di identità italiana, altri il permesso di soggiorno, altri ancora né l’uno né l’altro.
Tutto l’episodio si è svolto accompagnato da frasi quali : “non ce ne frega niente della vostra carta di identità italiana” , “è finita la pacchia”, “l’Italia non è più il Paese delle meraviglie”.
Gli agenti hanno fatto salire tutti gli uomini su un cellulare, solo un uomo marocchino, mostrando la carta di identità italiana, si è rifiutato di salire, chiedendo di che cosa veniva accusato e che avrebbe fatto riferimento al suo avvocato. Gli agenti l’hanno lasciato andare.
Nessuno dei passeggeri rimasti sull’autobus è intervenuto, anzi, molte delle persone presenti, anche sui balconi delle case intorno e sui marciapiedi, hanno applaudito.
Ci aspettiamo che venga fatta chiarezza e che non si ripeta mai più un simile episodio in un Paese che si dichiara civile e democratico.


La Stampa riferirà invece l’episodio domenica 8 giugno, inspiegabilmente, sostenendo che il fatto risale a venerdì 6. Secondo Almaterra il tutto è avvenuto mercoledì 4. Io credo ad Almaterra e non a La Stampa: l’email mi è arrivata giovedì 5. Comunque. Dettagli.

Su La Stampa di mercoledì 4 un articolo (p. 4) titola “Barricate a Mestre”. Il pezzo è relativamente equidistante, e per quanto dare il beneficio dell’imparzialità alla “bufera su Cacciari” leghista e xenofoba sia già di per sé deprecabile, la giornalista Anna Sandri evita almeno di schierarsi con la reazione antidemocratica alle decisioni del sindaco.
A pagina 62, l’articolo di A. Giamo e M. Peggio ci riporta ai furti “zingari”. Banda del rame in trappola al cimitero di Lombriasco. Arrestato un giovane, denunciati i suoi due complici. Nessun accenno alla nazionalità – italiana – dei rei. Speculare all’articolo di Andrea Bucci su Torino Cronaca di venerdì 6 giugno (pagina 19): “Riciclavano” il rame rubato. Denunciata un’imprenditrice. Sottolineo come il titolo non dica: “denunciata un’imprenditrice italiana”, mentre quando i colpi – banda del rame, delle ville, o n’importe – sono commessi da “bande” straniere o rom, questo viene sempre messo in evidenza. È assolutamente necessario, sulla scia della scelta politica della Spagna di Zapatero per quanto riguarda la violenza di genere (riportata senza accenno alla nazionalità del reo), mettere in atto feroci pressioni – lettere, proteste, manifestazioni, telefonate – sui giornali per una necessaria equidistanza, almeno nei titoli, dalla nazionalità del colpevole. Sarà una dura battaglia, anche perché di questi allarmismi xenofobi si nutre la free (o quasi-free come Torino Cronaca) press. Ma è una battaglia da combattere.

Vi segnalo inoltre una curiosità: spulciando i giornali alla ricerca di articoli su rom e clandestini, sono finito sullo Specchio dei Tempi e ho letto: “Cacciate la zingara vulgaris”. In realtà c’era scritto “Cacciate la zanzara vulgaris”. Esempio di pubblicità subliminale?

Su Torino Cronaca di venerdì 6 giugno (p. 11) ho trovato l’unico articolo (Erica Di Blasi) di tutta la settimana che tratta in maniera “generale” la questione sicurezza, in realtà remando contro i media a tiratura nazionale, che a colpi di “emergenza sicurezza” alimentano le paure. Sembra che sulla spazzatura locale funzioni tutto al contrario: un bombardamento di cronaca nera, sottolineando sempre se l’autore del crimine è straniero o nomade, e selezionando le notizie in base a questo. Come ho detto sopra, è assolutamente necessario “tallonare” l’informazione spazzatura chiedendo spiegazioni sulla priorità “xenofoba” data alle notizie.
Sullo stesso numero di Torino Cronaca, un riquadro in basso a destra narra brevemente un episodio avvenuto a San Carlo: la breve fuga di due nomadi, presi in fretta dai carabinieri. Inseguimento di nomadi a folle velocità. L’articolo di a.p. (?) termina così: “Quando sono stati intercettati è possibile che i due stessero tentando un furto in qualche abitazione di San Carlo. Furto che l’arrivo provvidenziale dei carabinieri ha di fatto sventato”. La possibilità diventa certezza. I pregiudizi diventano crimini sventati. Di fatto.
Ma è tra le LETTERE al direttore (p. 29), ho trovato l’agghiacciante “sfogo di un disabile”: A questo punto voglio diventare rom. Ogni commento è inutile. Vi cito solo una delle ultime frasi della lettera: “Allora mi dico: meglio diventare un rom o extracomunitario, così avrò anch’io una casa, e un vitalizio giornaliero come hanno loro…” Stefano Cauda è il “Torinese Doc” disabile che ha scritto la lettera. Siamo al delirio.

La Stampa di sabato 7 giugno, già in seconda pagina ci regala una chicca del nostro – oops, scusate, vostro – premier. Una delle citazioni riportate sull’incontro tra Berlusconi e il Papa, ci riporta l’eco della simpatica voce del Cavaliere: “Noi siamo dalla parte della Chiesa, crediamo nei valori di solidarietà, giustizia, tolleranza, rispetto e amore dei più deboli”. No comment.
Il quotidiano torinese titola inoltre a pagina 7: Primo blitz all’alba per censire i Rom. Riportando le imprese di trenta agenti nel campo nomadi di via Impastato, il pezzo dice: “doveva essere un censimento, hanno detto che sembrava un rastrellamento”. Successivamente, nell’intervista al prefetto Lombardi, il giornalista lo mette in difficoltà con domande mirate. Tra tutti gli articoli di cronaca da me analizzati su Stampa e Torino Cronaca mi è sembrato il più serio e ben fatto. Il 7 giugno va comunque ricordato come – raro – momento di vero giornalismo, ossia anche di denuncia, su La Stampa, segnalo soprattutto: “Se lo stupro ha marchio italiano” di Ferdinando Camon, a pagina 35.

Sempre sabato Torino Cronaca non esita a occuparsi di rom (p. 8): SICUREZZA. E Chiamparino chiede ancora aiuto a Roma. Allarme di Borgogno: “è emergenza rom in lungo Stura Lazio”. L’assessore vuole un intervento immediato: “Situazione insostenibile, vicina al collasso”. L’articolo è una bella abbaiata semixenofoba, ma la cosa che colpisce, a parte il titolo “allarmistico”, è come le interviste all’interno del pezzo siano solo ad esponenti di AN, Forza Italia e Lega, fatto peraltro serenamente normale su Torino Cronaca.

Martedì 10 giugno, Torino Cronaca (p. 17) riferisce un episodio accaduto a Pinerolo: Furto al supermarket, nomadi arrestate. “Due sorelle del campo nomadi di via San Pietro Val Lemina, Elisa e Custa Demetrio, sono state arrestate per un furto di generi alimentari nei supermercati Gulliver e Ekom di Tortona (Al). La refurtiva, per un valore complessivo di 300 euro, è stata recuperata”, recita l’articolo. Mi chiedo, come ho accennato sopra, se gli stessi furti vengono riportati quando a commetterli è un italiano.

L’unica vera bella notizia in 17 quotidiani (6 Torino Cronaca, 11 Stampa), l’ho trovata su La Stampa di martedì 10 giugno, a pagina 41:

Fummo tutti nomadi (Arrigo Levi)
“A quanto sembra» - ha scritto questo giornale, che ha giusta fama di credibilità - la candidatura a nuovo vicegerente del vicario del Papa per la diocesi di Roma di monsignor Vincenzo Paglia, vescovo di Terni, esponente della Comunità di Sant’Egidio, è stata scartata, pur essendo stata «ripetutamente richiesta dalla base ecclesiale». E la ragione sarebbe che Sant’Egidio dimostra «troppe simpatie per i rom» e per gli extracomunitari. Non sono in grado di confermare, ancorché vecchio amico di don Vincenzo (se le cose siano andate così, e se effettivamente gli verrà preferito un altro degnissimo sacerdote, monsignor Marcello Semeraro, vescovo di Albano, vicino ai Focolarini). Debbo fra l’altro a un suggerimento degli amici di Sant’Egidio se il cardinale Ruini, ora vicario uscente del Papa nella diocesi romana (a cui mi legano sentimenti di stima), mi volle come dialogante laico sul tema della fede con il cardinale Biffi, dall’altare della Cattedrale di Roma, San Giovanni in Laterano: e fu un’esperienza emozionante. Se ho qualche dubbio sulla notizia del «siluramento» dall’alto di don Paglia è solo perché, negli stessi anni in cui l’eminenza Ruini, ancora assai influente, fu «vicario del vicario di Cristo», mons. Paglia fu ambasciatore viaggiante di Giovanni Paolo II a Mosca, a Bucarest e in altre capitali ortodosse; e so che fra i due vi è rispetto e amicizia. Quello che è fuori dubbio è che la Comunità di Sant’Egidio è dal lontano 1982 impegnata nell’assistenza ai rom e agli extracomunitari di Roma; e che nella loro presenza, come è stato scritto su questo nostro giornale, essa «vede solo sfide pastorali e sociali e non minacce». Lo conferma ancora una volta il libro Il caso zingari (ed. Leonardo International) che comprende scritti di Andrea Riccardi, Marco Impaglazzo, Amos Luzzatto, Giovanni Maria Flick, Paolo Morozzo della Rocca e Gabriele Rigano. Questo libro ho presentato qualche tempo fa, insieme col cardinale Crescenzio Sepe, vescovo di Napoli. Questi ha fra l’altro fatto notare che a zingari ed extracomunitari prestano (purtroppo) concreta assistenza la Chiesa e i suoi movimenti, più dello Stato e delle sue istituzioni. Quanto alle popolazioni delle periferie a più diretto contatto con gli zingari, esse hanno nei loro confronti atteggiamenti contraddittori: sono (cito il card. Sepe) «quelle più sensibili all’apertura all’altro, anche se nello stesso tempo hanno mostrato la più totale chiusura, fino alla violenza». Lo hanno provato ancora una volta le reazioni al progetto di costruire un decente campo residenziale per i Sinti di Mestre, cui si oppongono violentemente i leghisti. A un autorevole senatore loro simpatizzante si dovrebbe questa battuta: «Sono nomadi, o no? Perciò devono fermarsi nelle città solo per brevi periodi». Condannati, cioè, ad essere nomadi, senza possibilità di trovare lavori rispettabili, anche se aspirano solo ad integrarsi pacificamente in una città dove risiedono da decenni, essendo tra l’altro molti di loro, come una buona parte degli zingari oggi in Italia, cittadini italiani! Ma questo è impossibile se non si creano condizioni di vita accettabili, con la possibilità di mandare regolarmente a scuola i loro bambini, che così domani saranno rispettati cittadini, come hanno diritto di diventare. Parlando degli zingari, ammetto di avere anch’io, come ebreo, un pregiudizio (nel mio caso favorevole) nei loro confronti. Non posso dimenticare che nei lager nazisti, insieme con sei milioni di ebrei, furono sterminati anche centinaia di migliaia di zingari. Se gli zingari sono o furono nomadi, lo furono anche molti miei antenati per effetto delle persecuzioni subite in quanto «diversi». La cosa di cui non mi do ragione è che tanti italiani abbiano dimenticato le discriminazioni, le accuse di essere sporchi, ladri e criminali, di cui furono bersaglio tanti nostri compatrioti, costretti, tra l’Otto e il Novecento, a emigrare. (E non fu dapprincipio molto più favorevole l’accoglienza all’ondata di immigranti dal Sud nel dopoguerra, nel civilissimo Piemonte. Lo ricordate? Col tempo, i pregiudizi scomparvero e gli immigrati divennero bravi piemontesi, come tutti gli altri). Ora l’Italia è ricca, ed è diventata da terra d’emigranti terra d’immigrazione. Ma come possiamo dimenticare che anche noi fummo, almeno per un periodo, un poco zingari? Come non nutrire comprensione per coloro che lo sono ancora? Come non impegnarsi per favorire, e non ostacolare, un loro insediamento stabile, oltre che per loro, per i loro figli?

Le belle notizie vanno riportate per intero.
Questo editoriale, insieme a “Mali sociali, debole voce dei vescovi” (Franco Garelli, domenica 8 giugno, che non si riferisce però ai rom), ma con molta più forza, è l’unica denuncia indignata all’“atmosfera pogrom” che si sta respirando nella penisola in queste settimane.

Segnalate sul blog ogni caso di disinformazione.

È con infinita tristezza che prendo atto della realtà. In 11 giorni di Stampa (80-90 pagine ogni numero), un solo articolo che si schiera senza se e senza ma contro pogrom e contro questo clima di intollerabile intolleranza.

Un silenzio assordante.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Non riguarda la controinformazione, ma la democrazia malata:
sabato notte è stato ucciso Giuseppe Basile, consigliere provinciale a Lecce. Cause ancora ignote. Un uomo che non si faceva chiudere la bocca sull'illegalità, sulla disonestà, sulle eccezioni alla legge. Un uomo che pazientemente piantava alberi, per migliorare il terreno della sua terra. Un uomo di cui l'Italia aveva bisogno.

Anonimo ha detto...

Mio caro Carlo, tu sai che ho fatto servizio per anni e non credo che mi si possa dare dello xenofobo. Ma ritengo che chi commette crimini (non importa la nazionalità) debba essere punito. Nello specifico il mio pensiero è che abbiamo già i nostri di delinquenti da cui guardarci e quindi trovo giusto che stranieri, che qua sono OSPITI, siano rimpatriati o comunque espulsi dall' Italia quando commettono un crimine! Non trovo giusto che siano impunibili ed impuniti solo perchè non hanno documenti o perchè sono scappati dal loro paese (con motivazioni anche più che giuste) per trovare rifugio qua. Non ho problemi a tendere una mano a chi ha bisogno, ma non mi faccio scrupoli di chiudere la mano che ho teso a pugno quando chi ho di fronte non mi rispetta e non rispetta il mio paese!Abbiamo amici in comune che sono di origini diverse ed io stesso sono figlio di emigranti (che fuggivano da un paese in cui non potevano più vivere) ma non ho mai commesso reati! Ed ho scelto di difendere il mio paese (l’Italia) facendo la scelta del servizio militare. Concludendo: chi è ospite deve rispettare la legge ed il paese che lo ospita come e più di chi ci è nato! Se no: che se ne tornino da dove sono venuti! Ripeto: abbiamo già i nostri delinquenti da cui guardarci!
Ciao Ricky

Anonimo ha detto...

ciao a tutti e Carlo in particolare (in quanto amico e gestore di questo blog).
Aggiungo due link di articoli che ho letto ieri su "cronaca qui" edizione di Torino:
http://torino.cronacaqui.it/news-zingari-fuggono-dalla-polizia--con-una-bimba-di-3-anni-in-ostaggio_8482.html
Non commento in quanto non ritengo ce ne sia bisogno.
Ma con piacere aggiungo anche questo:
http://torino.cronacaqui.it/news-torino-poliziotti-rapinavano-gli-immigrati-condannati--_8485.html
Sperando che sia solo l'inizio di una bella pulizia anche tra le file dei tutori dell'ordine.
Sono beneaccetti commenti e risposte ovviamente.
Ciao Ricky