lunedì 10 marzo 2008

La destra radicale

Zapatero ha vinto. Con limpieza.

“Che l’insulto non contamini il dibattito”, aveva chiesto il candidato socialista all’avversario la settimana scorsa. Rajoy non aveva accolto l’appello, dandogli ripetutamente del bugiardo.

A nulla è servita la strumentalizzazione del terrorismo basco, a nulla è servito il populismo demagogico di Rajoy, che la settimana scorsa è arrivato a lamentare l’eccessivo divario ricchi-poveri, pretendendo una “giustizia sociale” che non è certo appannaggio di una destra che si erge in difesa dei privilegi di pochi per privatizzare i profitti e nazionalizzare le perdite. E il terrificante “voto” dell’Eta non ha cambiato nella sostanza il voto degli spagnoli. Anche se ci si aspettava una vittoria più netta del PSOE, ieri l’Europa ha detto no a un ulteriore spostamento a destra. In Spagna e in Francia.

Oggi siamo tutti Zapatero.

Veltroni, Bertinotti e Boselli si sono contesi oggi il trofeo del più “zapaterista”. Risultano buffi, ma almeno il modello è positivo. Si ringhiano un po’ addosso, si fanno belli della luce spagnola. La situazione si fa surreale con le dichiarazioni di Calderoli: “In Italia Zapatero starebbe con noi perché qua c’è il riformismo”. E allora viene da chiedersi cosa sta succedendo. Capisco che in questo momento il socialismo sia l’abito che più si addice al centrosinistra e persino alla sinistra italiana. Anche l’UMP di Sarkozy è stato bastonato come si deve. E la feroce contrapposizione interna (e non nuova) della sinistra italiana non cade neanche a sproposito, visto che nei fatti le politiche di Zapatero si situano spesso a metà tra i programmi del nuovo PD e quelli, in ogni caso non dotati di una “organicità governativa” della Sinistra Arcobaleno. Anche perché in Spagna il bipartitismo incomincia a divorare punti percentuali agli estremi, ma in un processo sostanzialmente virtuoso fondato sull’inclusione e sulla scelta netta, e non sull’esclusione di un solo estremo, quello sinistro. Ma vedremo cosa ne pensano gli italiani. Il rischio che il “voto utile” diventi un voto “con il naso tappato” è ogni giorno più concreto.

Non è nel tentativo della sinistra di trovare dei punti di contatto con il socialismo spagnolo che è da individuare la falla del nostro sistema. È nel fatto che la Lega Nord, in teoria falange estrema di questo Popolo delle Libertà, rivendichi una vicinanza ideologica con Zapatero. Questa anomalia evidenzia un paio di problemi. Il primo è che mette ancora una volta in crisi la tanto invocata unità programmatica della destra, che di giorno in giorno si rivela più teorica. Il secondo riguarda la reale collocazione del PDL. Non sono stato certo io il primo a notare il brusco spostamento a destra del nostro panorama politico (nonché di quello europeo), in particolare nel mio primo post “Voto utile?” Molti analisti e giornalisti hanno rilevato questa realtà. La fresca vicenda Ciarrapico non fa che confermare questo strappo (o ricongiungimento?) con il passato. Fini prende le distanze, additando Berlusconi come responsabile: Forza Italia ha dunque scavalcato AN? La Destra di Storace deve ripensarsi in relazione ai suoi “nemici-amici” del PDL? O forse l’ha già fatto? Lo spostamento a destra progressivo e inarrestabile del centrodestra italiano inizia a far paura, soprattutto per i forti legami con le realtà neofasciste del territorio che Storace, Fini e Berlusconi mantengono e coltivano da anni. E, forse paradossalmente, il più preoccupato da questo sembra essere Fini.

In ogni caso, sabato Berlusconi ha voltato pagina. Bonaiuti oggi ha ribadito il concetto. L’invito ad “abbassare i toni” che era stato accolto a inizio campagna elettorale è presto dimenticato. Il “nuovo Cavaliere”, pacato e rispettoso, assomiglia sempre di più al vecchio. E anche molto a Rajoy.

Nei due dibattiti ero rimasto sinceramente impressionato dalle profonde convinzioni democratiche di Zapatero, che era arrivato a promettere un sostegno “sin condiciònes” alla politica del prossimo governo – socialista o populista – in materia di terrorismo. La moneta con cui è stato ripagato dall’avversario è stato il disprezzo, l’insulto.

Forse è questa l’unica analogia che lega il nostro confronto politico con quello spagnolo. Veltroni si è ripromesso di non rispondere alle provocazioni del Cavaliere, il quale ogni giorno si fa più agguerrito e intollerante. Vedremo come uscirà dalla vicenda Ciarrapico, vedremo se richiamerà nei ranghi la Lega, vedremo se arriverà qualche altra spacconata elettorale. Vedremo se saprà riportare i toni a una temperatura normale, ma ne dubito.
È solo un gesto, lo so. Ma la potenza comunicativa del significante risiede nel significato. In democrazia stracciare il programma dell’avversario è un affronto gravissimo. È uno schiaffo. È intollerabile. Non fa altro che confermare la deriva antidemocratica di questa destra, che ogni giorno si allontana da quel centro nel quale dovrebbe riposare l’equilibrio del bipartitismo che PD e PDL ci stanno facendo annusare. Una deriva che fa paura.



2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Carlo,
allora, per prima cosa
1- Io non mi riconosco in Zapatero, anzi.
Le elezioni in Spagna hanno visto un forte avvicinamento delle destre nei confronti del socialisti, tanto è vero che per un attimo qualcuno aveva pensato che si potesse costituire un formazione bipartisan ma che ovviamente non si è creata.
In Francia ci sono dei segnali negativi, credo dovuti alla vita privata di Sarkozy. Ma per il resto non mi sembra che in europa ci siamo un orientamento di sinistra ( in germania CDU......Portogallo Conservatori ecc...)
Per il resto mi piacerebbe che nel tuo blog ci fosse un po più di obiettività, nel senso che io credo al confronto politico in quanto non una campagna discriminatoria nei confronti di una persona unica quale BERLUSCONI, che è il nome che compare di più nel tuo blog e te ne ringrazio, ma come un proporre, un capire, un esprimere dei valori e delle idee nelle quali ci si possa riconscere. E' credo sia necessario avere rispetto in un contesto di questo tipo, visto che non ce l'hanno tra di loro almeno tra di noi.....IO personalmente quando parlo con i compagni di sinistra, mi sento solo parlare di Berlusconi QUA, LA , SU , GIU eccc.....nemmeno un minima considerazione di tutto il resto. E basta con sto antiberlusconismo, non serve, avete sprecato 2 anni con l'antiberlusconismo, per colpa dell'antiberlusconismo la sinistra non è mai riuscita a fare una legislatura intera a discapito ( o a vantaggio dipende dai punti di vista) dei cittadini. E ancora adesso parliamo sempre di Berlusconi.......Berlusconi è come minimo il 30% degli Italiani. Nessun politico in italia ha lo stesso favore ( da solo ). Ognuno riconosca i propri demereti che ce ne per tutti.
Ti saluto un abbraccio A. Benna

Unknown ha detto...

caro carlo,
credo che la politica italiana sia lo specchio della società, e la società figlia della storia.

Figli di un paese che non ha affrontato i suoi nodi cruciali, che ha vissuto rimandando il momento della presa di coscienza, vivendo sulla rendita di una posizione geopolitica privilegiata, che ha fatto sì che nel dopoguerra un popolo di contadini venisse innaffiato con un fiume di dollari, permettendo un sempre più traballante benessere e sviluppo, consentendo a generazioni di italiani di chiudere gli occhi di fronte ai mali irrisolti, e di girarsi dall’altra parte, dove il giocattolo luccicante della ricchezza immediata ci richiamava.

La crescita è stata (sulla base dei dollari USA e della favorevole condizione economica internazionale del dopoguerra) per lo più permessa da intraprendenti italiani, nati nella cultura del lavoro, i cui padri, indipendentemente dalla fede politica, erano LAVORATORI, persone che non avevano potuto studiare, e che, per usare un'immagine marxista, trovavano nel sudore della fronte e nel lavoro vero la propria realizzazione, immagine di quell' italia che tanto ci ricorda i nostri nonni. Agli antipodi rispetto ad adesso....
ora chi fa i soldi ha quasi sempre studiato, e s’inserisce in un oliato, collaudato e perverso meccanismo di ineguale distribuzione della ricchezza....oppure, (anche se ignorante come una capra), sfrutta quelle ragnatele di relazioni sociali che noi non sempre chiamiamo mafia e che, attraverso qualche scorciatoia lo porta lì, dove anche chi studia spesso non arriva...immagina adesso un mix dei due profili, un mafioso capace, preparato, che ha studiato...e avremo l’immagine del virus più forte che ci sia, di cui l’italia è piena zeppa, e che nessun Borsellino, Falcone o Di Pietro sono riusciti ad estirpare. Questo tipo di virus fiorisce, attecchisce, e si riproduce nell’italietta arrogante, e trova l’humus ideale nell’ignoranza. Certo, non tutti sono così...ma basta avere il cancro ad un organo per morire...o no?

La deriva “a destra della destra” è un trucco, è uno di quei nodi irrisolti cui accennavo poco sopra. Prima i fascisti, poi i leghisti e chi per loro, la cultura dell’intransigenza, della xenofobia e dell’IGNORANZA (per l’appunto) non è mai stata estirpata, semplicemente perché non è mai stata realmente combattuta.

L’ideologia, male supremo del discorso politico, si presta ad essere il contenitore del niente, perfetto per gli oratori, gli incapaci e gli impostori, dai Berlusconi ai Bossi, ai Bush. Sulla falsa riga di questo modo di vedere la politica ci sono i media, strumenti e burattinai al tempo stesso, vuoti come chi li usa, vuoti come chi li ascolta. Non stupiamoci del qualunquismo e dell’ignoranza dei nostri politici, perché sono le stesse qualità che ritroviamo giorno per giorno nelle nostre strade. Non ho una ricetta per l’italia, ma di sicuro bisogna partire dal principio della Tabula Rasa, del mandare a casa tutti, del rivedere le regole del gioco, per davvero. La nostra povera Costituzione dice il falso, l’Italia non è un paese basato sul lavoro, ma sulla furbizia. Bisogna aggiornarla, ed iniziare la caccia ai furbi, ciò che non è mai stato fatto in questo paese, che prima di tutto, è malato di un male culturale. Cambiamo la testa degli italiani oppure continueremo a mettere toppe da una parte e a creare buchi dall’altra...