mercoledì 5 marzo 2008

Priapismi

Cento miliardi di promesse

“Il PDL fa promesse da 72 - 87 miliardi – il PD varia tra 19 e 28”.
Finalmente i giornali di domenica sono arrivati oltralpe.
Questi sono il titolo e il sottotitolo dell’articolo apparso su Il Sole 24 Ore del 2 marzo a pagina 5. Visto che sul blog e via mail mi sono arrivati molti commenti riguardo all’appetibilità (indubbia) del programma di Berlusconi, ritengo sia fondamentale citare la parte che riguarda la “partita fiscale”.

“Il Cavaliere punta a colossali potature. L’obiettivo è far scender dal 43 a sotto il 40% la pressione fiscale: ai dati attuali significa tagliare 52-53 miliardi. Il Cavaliere vuole eliminare l’Irap (pari a 33 miliardi se totale, e a 20 se calcolata solo su costo lavoro e perdite), poi le tasse su straordinari, tredicesime e quattordicesime che costerebbero una decina di miliardi. Quanto all’eliminazione Ici è noto che costerà 2 miliardi…”

In questo mondo senza adulti nel quale sto vivendo non mi è stato possibile trovare qualcuno con uno scanner, dunque sono impossibilitato a pubblicare sul blog l’articolo e le annesse tabelle, che ci mostrano come entrambi i candidati premier hanno dei programmi non coperti, ma con una differenza dai 68 ai 44 miliardi. Considerando che il programma del PD costerebbe in totale tra meno della metà e un quarto di quello del PDL.

Questa demagogia populista di Berlusconi è inoltre aggravata dalla sfrontatezza delle affermazioni (che oltretutto lo rendono ridicolo) degli ultimi giorni. Ammesso che ci sia ancora qualcuno che crede all’affidabilità dei sondaggi, Berlusconi, di fronte a questo “portentoso recupero” del PD, chiaramente seccato, in un comizio, ha sostenuto che evidentemente il PD utilizza “i falsi sondaggi”. Analogia con le sei volte che Rajoy ha dato del “bugiardo” a Zapatero nel dibattito di lunedì sera. E Veltroni, come il leader del PSOE, non risponde alla provocazione.

Per quanto io ritenga i sondaggi solo un pericolosissimo strumento politico e propagandistico per influenzare il voto degli “indecisi”, volendo anche credere alla straordinaria – per il fatto che non finisce mai di stupirci – affermazione del Cavaliere, sono fermamente convinto che sia ancora perdonabile il diabolico strumento dei “falsi sondaggi”, mentre delle false promesse, sinceramente, siamo tutti stufi.

Quo usque tandem abutere, Berlusconi, patientia nostra?

Vorrei inoltre ringraziare tutti i lettori che hanno mandato via mail un commento positivo, un ringraziamento, una critica o un consiglio al blog, e invito nuovamente tutti a partecipare attivamente sul blog stesso. Ricordo inoltre che sul blog ci sono i programmi dei cinque partiti principali.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ti propongo l’analisi con la quale Giulio Tremonti, vicepresidente di Forza Italia, passato e futuro ministro delle finanze italiano, ha risposto al Sole 24 Ore.

"L’articolo pubblicato domenica scorsa sul Sole 24 Ore è basato su 7 errori, tanto di metodo quanto di merito.
Errori che si possono evidenziare come segue:

1) Primo errore.
L’articolo ignora la differenza di base che c’è tra i due programmi. Infatti:
a) il programma di Veltroni, scritto sul presupposto non impegnativo della sua probabile sconfitta, contiene promesse formulate in senso assoluto;
b) il programma di Berlusconi assume l’ipotesi della vittoria e perciò è scritto in termini responsabili. In specie, a differenza dell’altro, quello di Berlusconi è un programma formulato in base alla clausola di fattibilità-sostenibilità di cui alla missione n. 7 del programma stesso.

2) Secondo errore.
Nell’analisi non c’è par-condicio. Infatti:
a) il programma di Veltroni è quantificato in termini di anno;
b) il programma di Berlusconi è quantificato in termini di tutto e subito.

Questa asimmetria è evidentissima per esempio nel calcolo di costo della riduzione delle imposte. Ad esempio:
aa) la riduzione Irpef di Veltroni è calcolata dal Sole 24 Ore solo per 6-7/6-8 miliardi di euro.
Peccato che sullo stesso giornale del 17 febbraio sia stata calcolata (correttamente) per 20 miliardi!
bb) all’opposto la nostra riduzione Irap non solo è stata calcolata subito per l’intero, ma il calcolo è stato fatto ignorando la clausola di riduzione solo graduale e progressiva, che pure è chiaramente presente nel programma stesso.

3) Terzo errore.
Il Sole 24 Ore non solo sovrastima il costo della detassazione degli straordinari, ma calcola anche il costo della detassazione della quattordicesima che invece non figura nel programma!

4) Quarto errore.
Il pagamento dell’Iva solo al momento dell’incasso è stato calcolato con la cifra iperbolica di 20 miliardi!
È un errore clamoroso. L’incidenza del provvedimento, che certo va tecnicamente graduato per contenerlo all’interno di un anno (senza slittamenti al successivo), è infatti puramente finanziaria!

5) Quinto errore.
L’abbattimento dell’Iva turismo, da noi comunque previsto come graduale e progressivo, è stato cifrato 9 miliardi.
È un eccesso.
In ogni caso è davvero curioso che lo stesso provvedimento, pur parimenti presente nel programma di Veltroni, non sia stato calcolato nel conto di Veltroni!

6) Sesto errore.
Il “quoziente familiare” è stato calcolato per 8-10 miliardi.
In realtà non solo ci sono vari modi per introdurlo così che la cifra ipotizzata è arbitraria, ma nel programma di Berlusconi il provvedimento è pure ancora previsto come graduale e progressivo!

7) Settimo errore.
In ordine alle “coperture”:
a) non solo il recupero di evasione cifrato sul programma di Berlusconi per soli 3 miliardi su 5 anni è irrisorio;
b) ma il provento del nostro piano straordinario di finanza pubblica, da noi stimato in 700 miliardi sull’arco di 5 anni, è stato calcolato dal Sole 24 Ore solo per 30 miliardi.
Cifra questa che non è prudenziale, ma oggettivamente irrealistica!
In sintesi conclusiva: il “costo” totale del nostro programma è seriamente stimabile pari a circa 20-30 miliardi.
E cioè più o meno pari a quello di Veltroni.

E tuttavia con tre differenze essenziali:

a) nel programma di Berlusconi, a differenza di quello di Veltroni, è previsto il citato responsabile vincolo di sostenibilità-fattibilità;
b) c’è poi, sempre nel programma di Berlusconi, e non in quello di Veltroni, la clausola di gradualità-progressività che seriamente caratterizza tutti i nostri impegni;
c) c’è infine, nel programma di Berlusconi, e ben oltre il costo di 20-30 miliardi, la integrale “copertura” attraverso il recupero di evasione, il risparmio sui costi discrezionali e non sociali della Pubblica Amministrazione, la realizzazione del piano straordinario di finanza pubblica."

Alberto Benna

Anonimo ha detto...

Francesco Giavazzi


«Vi chiedo di aver fiducia. Non solo nella mia capacità di cambiare la politica americana. Vi chiedo di aver fiducia in voi stessi ». C’è un po’ di Barack Obama nel programma elettorale del Partito democratico: «In Italia 2-3 mila imprese si sono ristrutturate e ora si sono riproposte da leader nell’economia globale. Migliaia di giovani calabresi hanno sfidato la mafia: "ora uccideteci tutti". E sono italiani quegli imprenditori che in Sicilia rifiutano di pagare il pizzo ed espellono dalle loro associazioni chi continua a pagarlo».

E’ vero, e un po’ di ottimismo ci vuole. Perché l’Italia ha potenzialità straordinarie e non è—come talvolta la descrive il centrodestra — una società impaurita che deve difendersi alzando barriere e cercando protezione nello Stato. E tuttavia il programma del Pd ricorda Obama anche nella sua vaghezza: ogni volta che affronta un tema spinoso scivola via e passa ad altro. La parola «pensioni» non appare mai, ma c’è un paragrafo un po’ sibillino su «politiche per l’invecchiamento attivo»: è il linguaggio veltroniano per definire l’innalzamento dell’età pensionistica? Sulla giustizia si chiede maggior severità delle pene. Bene, ma le carceri si avviano a raggiungere la soglia dei 60 mila detenuti, a fronte dei 43 mila regolamentari: come fare non si dice. Per rendere più efficienti i tribunali si propone di «monitorarli per fare emergere le migliori pratiche»: non una parola sulla responsabilità dei giudici e sull’autorità dei presidenti dei tribunali e dei capi delle procure (il costo della partecipazione di Di Pietro alle liste del Pd?).

Sulle banche si punta l’indice contro le rendite di cui ancora godono: vuol dire che il Pd sosterrà la proposta del governatore della Banca d’Italia di non consentire più che le banche posseggano fondi di investimento, oppure si preferisce rimanere vaghi per non disturbare i banchieri? «Ciascuna università deve essere libera di assumere i propri docenti»: ottimo, ma non si può fare senza abolire i concorsi e il valore legale delle lauree. E’ questo il progetto? Si propone una legge annuale sulla concorrenza, ma tra le molte liberalizzazioni citate non compare il gas: solo una dimenticanza o timore dell’Eni? Sui servizi pubblici locali si parla di gare e di mercato, ma non una parola sulla proprietà delle aziende. Sul metodo della concertazione tra Stato e parti sociali si ammette (finalmente) che è un modello da abbandonare e sostituire con la contrattazione decentrata. Quando poi si dice che ciò richiede una riforma delle regole di «rappresentanza delle forze sociali », fra le righe si capisce che ci si riferisce anche alla rappresentatività dei sindacati: se è vero, non era meglio essere espliciti?

Si propone un salario minimo di «1.000 euro al mese»: anche per un lavoratore part-time? E perché un disoccupato disposto a lavorare per 900 euro al mese deve rimanere senza lavoro? Sui problemi del lavoro Walter Veltroni ha perso una grande occasione: proporre di abolire lo Statuto dei lavoratori (del 1970), tutto, non solo l’articolo 18, e sostituirlo con regole moderne, a partire da un sistema generalizzato di sussidi di disoccupazione. Tony Blair avrebbe avuto il coraggio di farlo, e forse avrebbe vinto le elezioni.

04 marzo 2008

e io sono dalla parte dei "buoni"..